Il 16 giugno cade la scadenza della prima rata dell’Imu. Tuttavia, come noto, non tutti i proprietari di un immobile sono tenuti a effettuare i pagamenti, considerato che il quadro normativo oggi in vigore prevede che l’imposta municipale unica non si versi in relazione all’abitazione principale.

Ma che cosa accade nel caso in cui non si abbia la residenza nell’abitazione, perché magari sono in corso lavori di ristrutturazione o ci si è dimenticati di spostarla?

Di norma, nel caso in cui il proprietario dell’immobile non abbia comunicato per tempo il cambio di residenza, costui pagherà Imu e Tasi come se si trattasse di un’altra abitazione, una seconda casa…

Entro quanto spostare la residenza

Ricordiamo che la normativa sulla principale abitazione prevede che tutti i benefici fiscali della prima casa siano mantenuti se ci si ricorda di comunicare il trasferimento di residenza entro 18 mesi. In questo modo sarà possibile dare continuità al proprio status di residente nel nuovo immobile, evitando che Imu e Tasi siano da versare come seconda casa.

Quando mantenere i benefici anche dopo i 18 mesi

Ci sono però alcuni casi in cui è possibile mantenere i benefici per la prima casa anche nell’ipotesi di mancato trasferimento della residenza entro 18 mesi dall’acquisto dell’abitazione: si tratta dei c.d. casi di forza maggiore.

Per esempio, è questa l’ipotesi di un immobile che è sottoposto a lavori di ristrutturazione per una temporanea inagibilità.

Come non pagare l’Imu se non si è residenti?

Nelle scorse righe abbiamo condiviso che chi non ha la residenza e la dimora abituale è tenuto al pagamento dell’Imu, considerato che l’immobile non figurerebbe essere la propria prima casa. C’è tuttavia una possibilità per avere uno sconto: una riduzione del 50% sulla base imponibile Imu se si concede l’immobile in comodato a parenti in linea retta, come ad esempio può avvenire tra genitori e figli.

Tuttavia, affinché si possano avere i requisiti utili per ottenere questo sconto è necessario che il contratto sia registrato, il comodatario utilizzi effettivamente l’immobile come abitazione principale e il proprietario abbia la residenza nello stesso Comune dove è situato l’immobile concesso in comodato.

Esenzione Imu prima casa e coniugi che abitano in immobili diversi

Cogliamo altresì l’occasione per ricordare che una recente sentenza della Corte Costituzionale ha ripristinato la doppia esenzione dell’Imu per i coniugi che abitano in immobili diversi, purché ubicati in Comuni distinti e a patto che rispettino il principio della residenza e della dimora abituale.